martedì 4 dicembre 2012
lunedì 3 dicembre 2012
Un raggio di sole tra le gocce di pioggia
Piove, anzi: diluvia. Gocce grosse e pesanti.
'Mammaaaaaaaaaaaa cosa facciamo? Giochi? Giochiamo? Mamma mamma maaaaaaaammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!! Se non vieni lo meno! Mamma mi menaaaa!!!'
E fin qui, tutto ok.
Poi la domanda del Grande che non vorrei quasi mai sentire: 'Mamma, mi dai i pennarelli?'
Ecco. Mi trovo in difficoltà. Tirare fuori matite pennarelli pastelli in casa mia è tabù, da un paio d'anni.
Prima era un proliferare continuo di pesci, pesciolini, pescetti. Mostri e astronavi. Poi sono apparse le prime righe sui muri, sul frigorifero. Ma la cosa è stata arginata.
Poi, è arrivato lui: J. La vendetta.
Ciuccia avidamente l'inchiostro dei pennarelli, mangia i fogli di carta, rosicchia i pastelli e le punte delle matite, e cerca di ammaliarti con sorrisi colorati. Da allora la nostra attività pittorica si è di molto ristretta, fin quasi a scomparire. Ho un piccolo artista in erba che non si può esprimere liberamente..
Quindi alla supplica del Grande 'Mamma mi dai i pennarelli??? Devo creare!' come faccio a dire di no? A resistere?
Ma J. è in altre faccende affaccendato, quindi decido di correre il rischio.
Come sono ingenua.
'Maaaaaaaaaaaammaaaaaaaaaaa posso prendere i fogli della tua stampanteria?'
'Stampante, amore, solo stampante. Si, prendili e fanne buon uso'.
Dopo un po', il giovane pittore arriva correndo, interpretando il consunto ruolo di bambino che ne ha combinata una a sua insaputa. 'Maaaaaaaaaaammmmaaaaaaaaaaaaa scusa non volevo... sai com'è, mi pareva che fosse il foglio, e sono uscito un pochino dai bordi... Ma non sei arrabbiata vero?'
E io, picciona ingenua: 'Ma no amore, la mamma pulisce, capita di uscire dai bordi. Dai, fammi vedere.'
Non si sposta, non mi fa passare.
Lo sposto di peso. Vado in soggiorno, dove J. continua placidamente a farsi i fatti suoi.
Ecco cosa trovo.
No. I fogli della mia stampante non sono color parquet.
Si. Ha disegnato per terra.
No. Non è solo uscito poco dai bordi.
Si. Ha proprio spostato il foglio e usato la 'lavagna gigante' che è il pavimento.
Sospiro. Profondamente.
E conto fino a 1500.
Guardo fuori dalla finestra, e vedo tra le gocce d'acqua e le nuvole scure un raggio di sole.
Poi guardo il mio bambino, il suo sorriso disarmante e un po' preoccupato, e mi accorgo che il sole, dopotutto, ce l'ho in casa.
Simo V.
'Mammaaaaaaaaaaaa cosa facciamo? Giochi? Giochiamo? Mamma mamma maaaaaaaammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!! Se non vieni lo meno! Mamma mi menaaaa!!!'
E fin qui, tutto ok.
Poi la domanda del Grande che non vorrei quasi mai sentire: 'Mamma, mi dai i pennarelli?'
Ecco. Mi trovo in difficoltà. Tirare fuori matite pennarelli pastelli in casa mia è tabù, da un paio d'anni.
Prima era un proliferare continuo di pesci, pesciolini, pescetti. Mostri e astronavi. Poi sono apparse le prime righe sui muri, sul frigorifero. Ma la cosa è stata arginata.
Poi, è arrivato lui: J. La vendetta.
Ciuccia avidamente l'inchiostro dei pennarelli, mangia i fogli di carta, rosicchia i pastelli e le punte delle matite, e cerca di ammaliarti con sorrisi colorati. Da allora la nostra attività pittorica si è di molto ristretta, fin quasi a scomparire. Ho un piccolo artista in erba che non si può esprimere liberamente..
A meno che J. non sia a nanna o altrove.
Quindi alla supplica del Grande 'Mamma mi dai i pennarelli??? Devo creare!' come faccio a dire di no? A resistere?
Ma J. è in altre faccende affaccendato, quindi decido di correre il rischio.
Come sono ingenua.
'Maaaaaaaaaaaammaaaaaaaaaaa posso prendere i fogli della tua stampanteria?'
'Stampante, amore, solo stampante. Si, prendili e fanne buon uso'.
Dopo un po', il giovane pittore arriva correndo, interpretando il consunto ruolo di bambino che ne ha combinata una a sua insaputa. 'Maaaaaaaaaaammmmaaaaaaaaaaaaa scusa non volevo... sai com'è, mi pareva che fosse il foglio, e sono uscito un pochino dai bordi... Ma non sei arrabbiata vero?'
E io, picciona ingenua: 'Ma no amore, la mamma pulisce, capita di uscire dai bordi. Dai, fammi vedere.'
Non si sposta, non mi fa passare.
Lo sposto di peso. Vado in soggiorno, dove J. continua placidamente a farsi i fatti suoi.
Ecco cosa trovo.
No. I fogli della mia stampante non sono color parquet.
Si. Ha disegnato per terra.
No. Non è solo uscito poco dai bordi.
Si. Ha proprio spostato il foglio e usato la 'lavagna gigante' che è il pavimento.
Sospiro. Profondamente.
E conto fino a 1500.
Guardo fuori dalla finestra, e vedo tra le gocce d'acqua e le nuvole scure un raggio di sole.
Poi guardo il mio bambino, il suo sorriso disarmante e un po' preoccupato, e mi accorgo che il sole, dopotutto, ce l'ho in casa.
Simo V.
Etichette:
bimbi,
disegni,
pennarelli,
pioggia,
sole,
sorriso,
The Blondes Family
venerdì 30 novembre 2012
I migliori anni della loro e nostra vita.
Vi avverto: è un post leggermente nostalgico. Ma Liana vi ha già un po' abituati, mi ha spianato la strada. Quindi, pronti? Via!
Ieri mattina, mentre andavo ad un appuntamento, ascoltavo la radio in macchina, come al solito. Non so stare senza musica quando guido. La amo da sempre e ascoltarla durante un viaggio in auto, lungo o breve che sia, mi regala rari momenti in compagnia dei miei pensieri in totale libertà.
Dopo molti anni di fedeltà assoluta, sono passata da Radio Deejay a Virgin Radio. Ho bisogno di meno parole e più buona musica, ecco il motivo del tradimento: su Virgin infatti passa solo rock e anche molto rock d'annata. Va da sè che il mio lato nostalgico venga continuamente sollecitato e solleticato.
Ieri mattina, dicevo, uno dei primi pezzi che sono passati è stato Dancing with myself di Billy Idol.
Ed ecco che in un attimo mi sono ritrovata ai tempi del liceo.
Mi sono ricordata di lui, di quel biondino cattivello, del poster che avevo in camera e di tutto il mio mondo musicale di quegli anni. Credo che un sorriso ebete mi si sia stampato in faccia a ripensare a tutte le volte che ho ballato su quelle note al mitico Vinile di Rosà, vicino a Bassano. Tutti vestiti di nero, si condivideva una macchina e via: tutti a ballare con i Cure, i Joy Division, i Soft Cell, Siouxsie, gli Smiths, i Bauhaus... che begli anni, quando tutto doveva ancora cominciare e tutto sembrava possibile.
Vedere oggi Billy Idol mi mette un po' di tristezza. Così come anche vedere Robert Smith, ingrassato, imbolsito... loro erano i miei idoli, i miei riferimenti anche per il loro aspetto, così trasgressivo allora. Mi fa tristezza soprattutto perché vederli invecchiati mi dà la dimensione di quanto tempo sia passato e di come sia passato in fretta. E capisco lo stato d'animo di mia madre quando, uno dopo l'altro, vengono a mancare i miti dei suoi anni migliori: Brando, Newman, Mastroianni... si perdono pezzi di vita e di gioventù.
Ed anche se io non suono, quando vado a vedere un concerto sono una teen ager di 47 anni. Magari non pogo più e sotto il palco non sempre ci vado, ma la musica live - ooooooooh! - è una delle cose per cui vale la pena vivere! E i nostri anni migliori sono dentro di noi anche oggi, se li sappiamo tenere vivi!
Long live rock 'n' roll!
Ieri mattina, mentre andavo ad un appuntamento, ascoltavo la radio in macchina, come al solito. Non so stare senza musica quando guido. La amo da sempre e ascoltarla durante un viaggio in auto, lungo o breve che sia, mi regala rari momenti in compagnia dei miei pensieri in totale libertà.
Dopo molti anni di fedeltà assoluta, sono passata da Radio Deejay a Virgin Radio. Ho bisogno di meno parole e più buona musica, ecco il motivo del tradimento: su Virgin infatti passa solo rock e anche molto rock d'annata. Va da sè che il mio lato nostalgico venga continuamente sollecitato e solleticato.
![]() |
(Foto da web) |
Ed ecco che in un attimo mi sono ritrovata ai tempi del liceo.
Mi sono ricordata di lui, di quel biondino cattivello, del poster che avevo in camera e di tutto il mio mondo musicale di quegli anni. Credo che un sorriso ebete mi si sia stampato in faccia a ripensare a tutte le volte che ho ballato su quelle note al mitico Vinile di Rosà, vicino a Bassano. Tutti vestiti di nero, si condivideva una macchina e via: tutti a ballare con i Cure, i Joy Division, i Soft Cell, Siouxsie, gli Smiths, i Bauhaus... che begli anni, quando tutto doveva ancora cominciare e tutto sembrava possibile.
Vedere oggi Billy Idol mi mette un po' di tristezza. Così come anche vedere Robert Smith, ingrassato, imbolsito... loro erano i miei idoli, i miei riferimenti anche per il loro aspetto, così trasgressivo allora. Mi fa tristezza soprattutto perché vederli invecchiati mi dà la dimensione di quanto tempo sia passato e di come sia passato in fretta. E capisco lo stato d'animo di mia madre quando, uno dopo l'altro, vengono a mancare i miti dei suoi anni migliori: Brando, Newman, Mastroianni... si perdono pezzi di vita e di gioventù.
![]() |
Rolling Stones: Nonnetti un cazzo!!! (Foto da web) |
Il rovescio della medaglia però è che il rock (e la bella musica in generale) mantiene giovani, almeno dentro. Quanti artisti degli anni '80 infatti, proprio come i già citati Cure, ancora oggi riempiono gli stadi? E per andare più indietro ad altri mostri sacri, parliamo dei Rolling Stones, dei Deep Purple, di Bruce Springsteen, di Iggy Pop... Dopo più di 40 anni sulle scene sembra abbiano ancora tantissimo da dare! Nonnetti un cazzo, insomma! ^___^
Ed anche se io non suono, quando vado a vedere un concerto sono una teen ager di 47 anni. Magari non pogo più e sotto il palco non sempre ci vado, ma la musica live - ooooooooh! - è una delle cose per cui vale la pena vivere! E i nostri anni migliori sono dentro di noi anche oggi, se li sappiamo tenere vivi!
Long live rock 'n' roll!
Deep Purple - Smoke on the water (Live at Montreux 2006)
Questo post voglio dedicarlo a un po' di persone:
- mio padre, che mi ha regalato l'amore per la musica;
- le mie fantastiche sorelle, Valentina e Daniela, da sempre compagne di scorribande musicali e non;
- mia mamma, che ha sempre sopportato ore di musica new wave a palla e alla fine l'ha amata anche lei (e la ascolta tutt'ora alla tenera età di 77 anni);
- mio marito Adriano, da sempre mio "pusher" di ottima musica e compagno di concerti;
- il mio amico Max, che vivrebbe ancora negli anni '70, per sempre;
- i miei amici Marco e Sandrino, grazie ai quali ho visto taaaaanti concerti gratis;
- Schultz, autista di tante serate al Vinile e amica di una vita intera;
- Ilaria, anche lei amante della buona musica e anche lei amica di una vita;
- la mia amica Mara metallara che sta allevando la sua piccola Lisa a latte e rock;
- le mie nuove amiche Natalia e Claudia che non si perderebbero mai un concerto.
Etichette:
Bauhaus,
Billy Idol,
Bruce Springsteen,
Cure,
dark,
Deep Purple,
gioventù,
Iggy Pop,
Joy Division,
live,
musica,
new wave,
punk,
rock,
Rolling Stones,
Siouxsie,
Smiths,
Smoke on the water,
Soft Cell,
SuoniLuciSegni
giovedì 29 novembre 2012
Diario di un intollerante: giorno 377
Che poi anche l'intolleranza ha i suoi lati positivi.
Se proprio vogliamo.
In primis la linea.
Mangi miglio come un canarino, albicocche secche come in geriatria, però non metti un etto. Anzi, perdi chili su chili e tutti lì a domandarti con occhietto vispo:"Come hai fatto??"
"Seguo la dieta di Gandhi, tesoro!"
Poi...vediamo...un altro pregio dell'intolleranza?
Ah, sì, la pietas.
Se sei un intollerante, lamentati, strepita, fai sì che tutti si mettano nei tuoi panni di povero mortale che ormai può solo sentire il richiamo della Nutella come le sirene Ulisse ma non può raggiungerla.
Certo.
Ricominciano a farsi sentire i problemi quando, per un buffet per questo evento qui*
mi trovo a cucinare una torta che ha soli due ingredienti: uova e Nutella.
Quintali di Nutella, dentro, sopra, sotto, di lato e tutt'intorno.
Senza assaggiare, senza leccare il cucchiaio, senza pucciare il dito nell'impasto.
Però sono stoica.
Come ogni buon intollerante che si rispetti.
Del resto, non posso mica pretendere che le dolci signore che verranno a trovarci si limitino a mangiare stick al sesamo e miele.
Penso al Dalailama e vado in cucina.
La Nutella non esiste.
Post scriptum: L'evento in questione è il nostro Red Lips Tea Party, un pomeriggio spensierato tra amiche vecchie e nuove all'insegna del buon gusto, delle risate e dei dolcetti (giuro, dolcetti normali e non per intolleranti!) dove saranno in mostra le creazioni Narcysa e dove potete provare le deliziose proposte d'intimo, maglioni e pigiami di Antonella e Simona.
Siete tutte invitate!
Si svolgerà a Catania, presso Intimo363, viale Mario Rapisardi n.363 (zona chiesa San Luigi). Vi aspettiamo e...non dimenticate il vostro rossetto rosso ;)
Se proprio vogliamo.
In primis la linea.
Mangi miglio come un canarino, albicocche secche come in geriatria, però non metti un etto. Anzi, perdi chili su chili e tutti lì a domandarti con occhietto vispo:"Come hai fatto??"
"Seguo la dieta di Gandhi, tesoro!"
Poi...vediamo...un altro pregio dell'intolleranza?
Ah, sì, la pietas.
Se sei un intollerante, lamentati, strepita, fai sì che tutti si mettano nei tuoi panni di povero mortale che ormai può solo sentire il richiamo della Nutella come le sirene Ulisse ma non può raggiungerla.
![]() |
Foto da web |
In men che non si dica, adorabili amiche-crocerossine da tutta Italia, mosse, appunto, a pietà, ti manderanno squisitezze da ogni dove, rigorosamente gluten e lattosio free (o come direbbe uno dei gemelli A. del chioschetto delle crepes nel Postaccio - ameno luogo di villeggiatura ai piedi della ridente Taormina-, gruten frai. In che lingua lo pronunciasse ancora non ci è dato sapere) per allietare un pò le tue giornate senza pane burro e marmellata (nel senso, la marmellata senza pane e senza burro che ragione ha di esistere??) - Grazie Rosy, grazie Piffi (se qualcuno fosse interessato a fare donazioni, lo scriva nei commenti).
Ricominciano a farsi sentire i problemi quando, per un buffet per questo evento qui*
mi trovo a cucinare una torta che ha soli due ingredienti: uova e Nutella.
Quintali di Nutella, dentro, sopra, sotto, di lato e tutt'intorno.
Senza assaggiare, senza leccare il cucchiaio, senza pucciare il dito nell'impasto.
Però sono stoica.
Come ogni buon intollerante che si rispetti.
Del resto, non posso mica pretendere che le dolci signore che verranno a trovarci si limitino a mangiare stick al sesamo e miele.
Penso al Dalailama e vado in cucina.
La Nutella non esiste.
Post scriptum: L'evento in questione è il nostro Red Lips Tea Party, un pomeriggio spensierato tra amiche vecchie e nuove all'insegna del buon gusto, delle risate e dei dolcetti (giuro, dolcetti normali e non per intolleranti!) dove saranno in mostra le creazioni Narcysa e dove potete provare le deliziose proposte d'intimo, maglioni e pigiami di Antonella e Simona.
Siete tutte invitate!
Si svolgerà a Catania, presso Intimo363, viale Mario Rapisardi n.363 (zona chiesa San Luigi). Vi aspettiamo e...non dimenticate il vostro rossetto rosso ;)
Etichette:
bionda,
bionde,
bionditudine,
donne,
handmade,
intolleranti,
intolleranza,
narcysa,
nutella,
red lips tea party,
rossetto rosso,
rosso corallo,
tea party,
Xmas
martedì 27 novembre 2012
Il mare negli occhi
Se vi fermaste per un attimo ad osservare la galleria di tipi umani che ogni giorno vi circonda, vi accorgereste che dietro ogni volto esiste un mondo misterioso che, forse, nemmeno il legittimo proprietario riesce a decifrare.
Se vi fermaste per un attimo ad osservare, forse, sareste più indulgenti con il tipo che indossa quella orribile camicia di flanella, ampia, a scacchi verdi (di quelle che si usavano nei primi anni '90), che arranca spingendo in avanti la testa - come se quel movimento potesse fargli acquistare maggiore velocità - oppure con il tipo dalla lunga chioma argentata, raccolta in una coda da un elastico rosso, che vi attraversa improvvisamente la strada costringendovi ad una brusca frenata. Con la sua giacca scura, gessata a righe bianche e rosse, su pantaloni beige, sembra uscito da un numero di cabaret!
Se vi fermaste per un attimo, sareste più indulgenti persino con me che scrivo queste righe mentre aspetto il mio turno al catasto, infischiandomene della signora grassoccia col rossetto rosso, che urla per la sala chiedendo a tutti qual è il loro turno per capire chi è l'ultimo.
A me, invece, viene un po' difficile essere indulgente con l'amministrazione che ha, prima, acquistato un sofisticato software, con tanto di display touchscreen, per smistare il pubblico nei vari uffici a seconda delle necessità di ciascuno, e poi, per mancanza di fondi, lo ha lasciato spento in bella vista a mo' di oggetto d'arredamento (confesso che la sola laurea in giurisprudenza non è sufficiente per capire su quale tasto pigiare e così finisci per premerli tutti, ritrovandoti con una mole di bigliettini dalle strane sigle. Forse è un bene che la sua era sia finita).
A ben guardare però, se vi fermaste un momento, sareste più indulgenti anche con voi stessi.
Se aveste, come me, la fortuna di vivere su un'isola dalla forma triangolare, vi accorgereste di com'è facile attraversare la strada - sulle strisce pedonali, mi raccomando! - e ritrovarvi con le scarpe affondate nella sabbia.
Lì vedreste centinaia di altre orme, ognuna con una storia, e vi divertireste a calpestarle, un po' per cancellare la prova del passaggio di quel visitatore, un po' per immaginarvi nei suoi panni (ma chissà se vi conviene il cambio!). E con la testa china sui passi di un altro, la vostra vista si aprirebbe su una distesa azzurra.Se vi fermaste per un attimo ad osservare, forse, sareste più indulgenti con il tipo che indossa quella orribile camicia di flanella, ampia, a scacchi verdi (di quelle che si usavano nei primi anni '90), che arranca spingendo in avanti la testa - come se quel movimento potesse fargli acquistare maggiore velocità - oppure con il tipo dalla lunga chioma argentata, raccolta in una coda da un elastico rosso, che vi attraversa improvvisamente la strada costringendovi ad una brusca frenata. Con la sua giacca scura, gessata a righe bianche e rosse, su pantaloni beige, sembra uscito da un numero di cabaret!
Se vi fermaste per un attimo, sareste più indulgenti persino con me che scrivo queste righe mentre aspetto il mio turno al catasto, infischiandomene della signora grassoccia col rossetto rosso, che urla per la sala chiedendo a tutti qual è il loro turno per capire chi è l'ultimo.
A me, invece, viene un po' difficile essere indulgente con l'amministrazione che ha, prima, acquistato un sofisticato software, con tanto di display touchscreen, per smistare il pubblico nei vari uffici a seconda delle necessità di ciascuno, e poi, per mancanza di fondi, lo ha lasciato spento in bella vista a mo' di oggetto d'arredamento (confesso che la sola laurea in giurisprudenza non è sufficiente per capire su quale tasto pigiare e così finisci per premerli tutti, ritrovandoti con una mole di bigliettini dalle strane sigle. Forse è un bene che la sua era sia finita).
A ben guardare però, se vi fermaste un momento, sareste più indulgenti anche con voi stessi.
Se aveste, come me, la fortuna di vivere su un'isola dalla forma triangolare, vi accorgereste di com'è facile attraversare la strada - sulle strisce pedonali, mi raccomando! - e ritrovarvi con le scarpe affondate nella sabbia.
![]() |
Foto da web |
Siete nel Paese delle Meraviglie, pur non chiamandovi Alice. Benvenuti!
A questo punto prendete la vostra borsa e sedetevici sopra o, se preferite, sporcatevi pure, poggiandovi sulla sabbia umida.
Perché vi dico tutto questo?
Perché a volte, dovreste coccolarvi e dimenticare gli affanni quotidiani o, quantomeno, metterli da parte per un momento. Lasciarvi tentare dalle conchiglie sparse sulla sabbia e raccoglierne un po', come quando eravate bambini.
Se proprio non ci riuscite, già che siete nel Paese delle Meraviglie, lasciatevi ipnotizzare dalle onde che si ripiegano su se stesse in quella specie di grugnito dolce, mentre un odore salmastro invade i vostri sensi.
Osservate come, nel ripiegarsi, l'onda sembri quasi stringere nel suo pugno la sabbia per poi abbandonarla senza vita.
Se poi una nuvola nerastra si ferma sopra di voi, vedete come sotto quella luce il mare assuma una colorazione verdastra. Strizzate gli occhi e piangete. Piangete forte dinnanzi a quella meraviglia. Urlate per la commozione o per ogni piccolo dolore dei vostri giorni.
Piangete pure. Le onde, si sa, sono discrete. Non si duoleranno di quel piccolo disturbo; anzi, canteranno più forte. Le vedrete rizzarsi in piedi, gonfiando il petto quasi a sfidarvi e urleranno più forte.
![]() |
Foto da web |
Andate via in punta di piedi, seguendo il suono della gocciolina che scende lungo una parete. Non spaventate la lucertola sul muro.
Ritornate alle vostre faccende con il cuore sgombro.
Se poi non avete, come me, la fortuna di aver messo radici su di un'isola triangolare, recatevi nel posto del vostro cuore e lasciatevi tormentare dolcemente.
Iniziate l'avventura di un nuovo giorno con l'agitarsi delle onde ancora negli occhi.
Lilla, l'altra metà di Narcysa
Etichette:
conchiglie,
isola,
lucertola,
occhi,
onde,
orme,
radici,
rossetto rosso,
sabbia
lunedì 26 novembre 2012
Quella zuppetta che ti scalda... il cuore.
![]() |
Foto da web |
Ci sono cibi che oltre che alla pancia, fanno bene all'umore. C'è il cioccolato, c'è il pane fresco, croccante fuori e tenero dentro, c'è la pasta con il pomodoro e il basilico....
Appena arriva il primo freddo per me ci sono le zuppe... Già il suono della parola mi porta con se il ruvido della terracotta calda, il profumo delle verdure cotte lentamente, lo spirito di un camino acceso davanti a cui sedersi, i calzerotti di lana ai piedi...
Ok. Mi riprendo e torno coi piedi per terra.
Oggi una ricetta semplice, ma che vi richiederà un pomeriggio a casa per badare alla cottura, un piatto unico gustoso e ideale per la stagione.
Vi serviranno per ogni persona:
- 80 gr di ceci secchi
- 60 gr di manzo (cappello del prete)
- brodo vegetale
- olio di oliva
- salvia
- sale e pepe
- crostini di pane
![]() |
Foto da web |
In una pentola fate rosolare della salvia fresca (5/7 foglie, a seconda della grandezza) nell'olio di oliva; una volta croccanti, togliete le foglie e conservatele.
Quindi calate i ceci sgocciolati e il manzo (tagliato a striscioline sottili) aggiungete del brodo vegetale, sistemate di sale e pepe, e lasciate cucinare a fuoco moderato fino quando i ceci non si sfalderanno.
Servite ben caldo con dei crostini di pane e le foglie di salvia fritta.
Se poi volete mettervi i calzerotti di lana, accendere il camino e servire la zuppa in una ciotola di terracotta, il gusto non potrà che migliorare.
Simona R. (aka Monilia)
Etichette:
Bionda Q.B.,
ceci,
comfort food,
cucina,
inverno,
manzo,
relax,
ricetta,
ricette,
salvia
venerdì 23 novembre 2012
Robert Doisneau e la sindrome di Stendhal.
Doisneau, se non lo conosci, se hai visto a stento qualche scatto su internet, è qualcosa che non ti aspetti.
Ti aspetti delle foto, ok, ma non sei preparato all'esplosione emotiva che ti cattura in una bolla temporale.
Ecco, il bello di Doisneau è che ti porta a passeggiare con lui, per le strade di Parigi.
Una Parigi prepotentemente viva che viene fuori dai muri, dai mestieri, dalle strade bagnate, da dei tuffatori da un ponte, da dei bambini monelli.
Ha preso volti, mestieri, gargoille e li ha immortalati, li ha seguiti per giorni, in giro per la città cogliendone un'espressione, un sorriso, un gesto delle mani.
Ha mostrato quella Parigi che nei miei sogni ho visto mille volte.
Quella dei bistrot, delle cloche e dei vestiti frangiati.
Quella degli anni '30 e dei bicchieri d'assenzio.
Poi le donne, le persone, e la vita.
In qualsiasi sua forma e manifestazione.
Un bianco e nero che ti avvolge nel fumo, nei riflessi sulla Senna, nel metallico bagliore della Tour Eiffel. Che ti avvolge in un abbraccio perfetto, in cui c'è tutto: la giovinezza, l'amore, la lussuria, la vecchiaia, l'indolenza, l'innocenza, perchè è tutto collegato.
Perchè è tutto vita, anche la morte.
E poi c'è la bellezza. La bellezza che, secondo Dostoevskij, salverà il mondo.
"La bellezza, per commuovere, deve essere effimera"
(R. Doisneau)
Iscriviti a:
Post (Atom)