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martedì 19 marzo 2013

Sveglia all'alba


No beh, ma chi l'ha detto che si debba sempre aspettare la sveglia per alzarsi?


foto da web


Dopo un sabato sera scoppiettante in compagnia di nuovi amici e una frotta di 5 bimbi maschi - ovviamente qui a casa nostra, e non aggiungo altro - imbusto i mostri posseduti e carichi di adrenalina e mi preparo a un meritato riposo, e a un risveglio senza sveglia.

Già, senza sveglia. Si perché alle 3 spaccate arriva allegramente il Biondo nel lettone, lo ributto nel lettino e nel mentre scende dal letto a castello il Grande che si fionda nel lettino, pure lui, al piano di sotto. E lo sento caldo. Ma faccio finta di niente. Me ne torno a letto. Ci penserò domattina.

Dopotutto però era già mattina, che sciocca! Quindi dopo mezzora neanche, mi zompano tutti e due nel lettone, e a quel punto non posso più ignorare la fronte calda, anzi, bollente, il respiro rumoroso e affannato del mio cucciolo. Maremma assonnata, che fare? Beh, ovviamente mi alzo, entro nel bagno gelido, accendo il fantasmino, cerco allo pseudo-buio termometro e olio, acchiappo e infagotto la belvetta, e spero di avere buona mira. 38.5. Ok, via di tachipirina, che solitamente nel giro di mezzora fa il suo. Invece no, ma perché mai a questo giro dovrebbe abbassare la febbre?!? Quindi mollo il Biondo nel lettone avviluppato a suo papà, e io mi trasferisco in camerina con il moribondo, che nell'ordine ha sete, ha freddo, ha mal di testa, ha caldo, vuole il ghiaccio sulla testa, vuole i chicchi omeopatici, oh che mal di pancia, ma quando guarisco, ma non guarirò mai più. E' proprio un maschio. E si fanno le 7. Ci appisoliamo. Dopo un secondo, che invece è un'ora, arriva il Biondo urlando 'Uè ma cosa ci fate voi nel mio letto????????'


foto da web


Mi trascino durante tutta la giornata, peraltro grigia, buia, con pioggia scrosciante. Che tristezza infinita. E il moribondo è fisso sui 38.5.
E con i suoi 38.5 ci apprestiamo ad affrontare un'altra lunga notte.
Si fa due sudate giganti, lo piazzo a letto, dorme quasi serenamente.
Ma invece no. Alle 3 in punto, sento fischiare. Ah si, dimenticavo. Quando sta male, per chiamarmi fischia, così non sveglia suo fratello (secondo lui).

foto da web


Si ripete la scena della notte prima, ahi ahi, mamma che male, mamma come sto male, mamma ma stai dormendo? dormi pure mamma, non ti preoccupare se io sto male l'importante è che tu riposi. 

Si, vabè.

Ieri no, non si poteva affrontare. Lui, completamente sfebbrato, sebbene ancora con il look da morticino. Io, morticina senza look. Ma arriviamo a fine giornata. Barcollo verso il letto, sicura che sarà la notte del riscatto, del sonno, del riposo. 

Stai ridendo? STAI RIDENDO?

foto da web


Ore 4.30. Mi sveglio infastidita da un suono noioso. Mi sento russare nell'orecchio. Anzi, rantolare. E' il Biondo. Non respira. Ma non può andare a non respirare nel suo lettino? No, perché per due notti mi sono concentrata su suo fratello, in più settimana scorsa sono stata via per ben 5 giorni, quindi cavolo ora devo pagare col sangue! Cerco di resistere, ma è insostenibile. Lo acchiappo e lo porto nel suo lettino. 'Mamma dormi con meeee?' E come si fa a dire di no? Mi sdraio con lui. Dopo mezzoretta, mi alzo, e al buio pesto cerco la strada verso la mia camera. Ma ho preso male le distanze, e sbatto una tranvata contro lo stipite, picchiando naso e fronte. Vi risparmio il male, ho visto le famose stelle. Oltre a vedere le stelle, ho svegliato tutti e due i mostrini. TUTTI E DUE che in coro dicono 'MAMMA???' E io brillante 'Si, sono qui sono qui!' quindi mi riavvicino al letto a castello, appoggio il piede sul letto sotto e il Piccolo mi si avvinghia alla caviglia, infilo il braccio tra le sponde del letto sopra e il Grande mi si abbarbica al braccio. Posizione insostenibile. Mollo il Grande. Mi risdraio con il Biondo, ma il Grande dopo un po' viene morso da gelosia notturna, balza giù dal letto e si infila nei 90 cm di spazio che abbiamo a disposizione. Che delizia. Sussurro al piccolo di dormire, e quell'altro urla 'ma lascialo stare e guarda me!'. Ecco, così facendo giunge l'alba, per l'ennesima mattina, e me la vedo tutta attraverso le stecche della persiana. 




Colpa mia. Ancora una volta non ho resistito alla rara tenerezza del Piccolo che mi arriva silenzioso nel letto, mi si avvinghia addosso con quelle braccine corte, mi infila il muso morbido nel collo sussurrandomi quella frase 'Dormi con me mamma?' Mi perdo nella morbidezza dei suoi riccioli e mi danno le notti e le giornate, perdendo sonno e pazienza, ma ditemi voi: ogni tanto non ne vale la pena? 

Simo V.

venerdì 21 dicembre 2012

La mezz'ora che ti cambia la vita (lavorativa).

Eh si, tra le altre cose (nasi, pianti, litigi, giochi, risate) bisogna anche lavorare.
Io sono traduttrice, e durante l'ultimo anno ho seminato per trovare nuovi contatti lavorativi, nuove collaborazioni.
Una di queste, puntuale, ha suonato alla mia porta settimana scorsa.

Poteva il tempismo essere meno opportuno? Più inopportuno? Beh, giratela come volete, ma come sempre le cose arrivano tutte insieme. E le occasioni vanno prese al volo, no?

Accetto la traduzione, garantisco una data di consegna, lunedì, e poi... la mia vita prende il sopravvento! Due dei cinque giorni di lavoro si volatilizzano perché in altre faccende affaccendata (ad esempio, l'acquisto e montaggio del letto a castello per le creature - Handy Mammy mode on - programmato da tempo).
Ma in qualche modo scrivo, traduco, consegno. Lunedì sera. Col fiato sul collo.

Ieri, dicevo.
Ieri.
Può pomeriggio essere meno azzeccato? Ovviamente no!
Lui per l'appunto tornava a casa tardi, la nonna-sitter mi garantiva copertura per J. fino alle 18.30, io ero a judo con il Grande, e saremmo rincasati solo verso le 18.30, appunto. Ma mentre guardo il mio bambino scorrazzare sul tatami, ecco che squilla il cellulare.
L'agenzia mi chiede un confronto su alcune scelte operate nella traduzione. "Puoi al più presto?"
AL PIU' PRESTO per me è sempre. Nella lista delle mie priorità tutto va fatto al più presto.

Prendo una sorta di appuntamento telefonico verso le 19, o anche prima se possibile.

Da lì, il delirio: finisce la lezione, acchiappo il bambino sudatissimo e gli cambio i vestiti alla velocità della luce, anche se con il sudore 'sti cavolo di vestiti non ne vogliono sapere di scivolare sulla pelle e si inceppano. Perdo secondi preziosi. Vitali. Guido nel traffico come e meglio di Schumi ai tempi d'oro (ma dove va tutta questa gente a quest'ora???????????), arrivo a casa dove il piccolo febbricitante mi si attacca alla gamba. La nonna si volatilizza, caccio il Grande nella doccia mentre il piccolo va avanti e indietro in bagno a tutta velocità sul triciclino sbattendo sul calorifero e urlando come se fosse in preda a... boh! Cosa può avere da urlare così, un semplice bambino di 3 anni? Acchiappo l'altro dalla doccia, lo vesto da bagnato - sempre 'sti cavolo di vestiti che non ne vogliono sapere di salire... -  e gli asciugo la testa, spiegandogli che 'ora la mamma deve fare una telefonata di lavoro importante, quindi fate i bravi, anzi, se fate i bravi vi faccio vedere Scoobydoo!!! Figata!!!!'. Lo supplico. Va bene, confesso, lo imploro.
Li piazzo davanti alla tele dove comincia fresca fresca una puntata dei Fantagenitori (che non ho mai visto, ma il titolo mi si addice). E prendo in mano il telefono.

foto da web

Comincia una dissertazione sulla lingua inglese e sulla lingua italiana, molto edificante, molto sul filo del rasoio, ovviamente. I toni sono gentili e rilassati, impariamo a conoscerci. E' gente meticolosa, seria.
Come me, una volta.

Poteva andare tutto bene? Ma certo che no, via!

A un tratto, infatti, sento urlare. 'DAI!!!!!!! MADDAIIIIIIIIIIIIIIIII SPOSTATI TI HO DETTO!!!' Arriva il grande mugolando. Copro il microfono del ricevitore, mi metto in ginocchio, supplico di nuovo, ma i versi passano ugualmente dall'altra parte, e sono costretta a scusarmi 'un attimo, torno subito, sapete, i bambini stanno un po' litigando'.
'Si, figurati, non c'è problema, se credi continuiamo domani.'
DOMANI? Io non ho un domani! Meglio subito, domani è peggio ma non posso dirglielo!

Vado, risolvo e torno. Prima di tornare, faccio un'ulteriore promessa: cena davanti alla tele.

Riprendo l'amabile confronto con quelle che - vi ricordo - forse mi daranno altro lavoro.

A un tratto sento gridare, un tonfo disumano, e urla in contemporanea che lacerano lo pseudo silenzio nel quale ero.  Arrivano correndo, piangendo, strillando, tenendosi uno la fronte e uno la testa. Congestionati. Lacrimosi. Quasi quasi piango anch'io.

foto da web

Si sono fatti male, non c'è ombra di dubbio. Quindi con la voce che trasuda una finta allegria serenità spensieratezza leggerezza nonché giramento di palle mi congedo 'scusate, questa volta si sono proprio fatti male, vi richiamo tra pochissimo se non vi dispiace, ci metto un attimo!!!'
Maremma spettinata, che figura, che figura di ****issima! La mia telefonata di lavoro sfuma miserabilmente.

Medico il medicabile, consolo il consolabile, e a me non mi consola nessuno.

Risistemati i pargoli, riprendo con vergogna in mano il telefono, chiamo nuovamente, concludo il controllo del testo mogia e abbacchiata, una parte dentro di me piange un po'. Mi scuso per la telefonata poco professionale... 'Ma va, figurati, ci mancherebbe.' Si, vabbè.
In questo stato d'animo, riguardo la mia traduzione, e mi chiedo come sia possibile pretendere di lavorare da casa quando in casa ho già un altro lavoro da fare. La mamma. Sempre e comunque.

La traduzione l'ho consegnata. Vediamo se mi sono giocata la collaborazione. Probabilmente avranno pensato di essere al telefono con una casa di pazzi. E come dargli torto?

Ma il motto è: sorridere, sempre.
Anche davanti alle avversità.

Ecco perché sorrido sempre.

Simo V.


mercoledì 3 ottobre 2012

...e prendiamoci alla lettera!


Piccola incursione, non potevo proprio farne a meno.
Ecco i miei ultimi 15 minuti. Vado all'asilo a prendere il piccino, da ora in poi Pulce.

Lo trovo sdraiato per terra, tipo morticino, con lo zainetto e un sacchetto biodegradabile - si, di quelli fatti col mais ma che puzzano tremendamente - con dentro le scarpine nuove, i pantaloncini della tuta nuovi, calze e mutande. "Ho fatto tutta la pipì enorme dentro alle ssssscarpe nuove!" Esclama gioioso. Ok. Siamo gioiosi. Scarpe nuove e pantaloni nuovi? Si, ieri. Ma oggi del resto è un altro giorno.
Lo faccio rialzare, in qualche modo raggiungiamo la macchina, arriviamo a casa. Nel vialetto sotto casa gli dico 'Amore chiama papà che ti sta aspettando!'
Pulce: 'Pappààààààà Giugnano!!!! Pappààà Giugnanooooooo!'
Quell'altro ovviamente non sente.
Io: 'Amore chiamalo ancora...'
Pulce: 'Pappààà Ancoooooooraaaaaaaaaaaa! Uè, ma è sordo?'
Ok. Un classico. Come le vecchie barzellette 'Chiama l'ascensore' 'Ascensoooooooreeeeeeeeeeee!'. Ecco, lui è uguale. L'ascensore lo chiama a voce. Il papà, come capita.

Buon pomeriggio a voi. Il mio, è appena cominciato.

Simo

lunedì 1 ottobre 2012

Mamme si diventa. Nonne pure. Suocere si nasce.

Ho due bimbi. Cuccioli. Me li gestisco e spupazzo io, con il prezioso ausilio di tanto in tanto della mia speedy-mamma. Il ringraziamento di cuore è tatuato sulla mia pelle.

Però.

Foto da Web
Però, come dicevo, mamme si diventa, non si nasce imparate, nessuno te lo insegna se non i tuoi bimbi, giorno dopo giorno, errore dopo errore, successo dopo successo. La mia speedy-mamma sembra invece nata per essere la nonna perfetta, segue le nostre indicazioni senza prevaricare, si adatta con un sorriso più o meno smagliante a quelle che sono le nostre scelte, anche se talvolta non le condivide. Diciamo però che ci sono dei giorni, delle situazioni, in cui tutta questa condiscendenza risveglia prematuramente la suoceritudine che c'è in me, che c'è in ognuna di noi - e che salterà inevitabilmente fuori a tempo debito se avete dei figli maschi. Se considerate che sono anche bionda, beh, il quadro disastroso è perfetto! Ecco perché nella mia fase da mamma ho già atteggiamenti da futura suocera nei confronti però della mia, di mamma. Un garbuglio. E com'è possibile tutto ciò?? E' possibile perché talvolta è estremamente complicato scindere il proprio ruolo di figlia al cospetto della propria madre, quando si tratta di gestire i propri figli. Perché noti il movimento impercettibile del sopracciglio che scatta verso l'altro quando rimproveri la tua creatura per un capriccio. Ma come, la volta scorsa per lo stesso motivo avrei dovuto sgridarlo, stavolta l'ho fatto e non andava bene? E via di questo passo, con innumerevoli esempi. Io la chiamo suoceritudine, voi magari vi accontentereste di 'insofferenza', ma essendo mamma di maschi, beh, il riferimento alla 'suocera' ci sta, ha quel certo non so che, quella sfumatura in più che chi condivide la mia situazione forse può comprendere e apprezzare.


Questo è uno spaccato dei miei pomeriggi, delle mie giornate in preda a urla, corse, nasi che colano e strisciate di moccio sui pantaloni rigorosamente ad altezza-nano, macchie indelebili sui vestiti (i miei, ovviamente), pianti e sorrisi, litigi e riappacificazioni. La mammitudine è uno stato dell'essere da cui non si scappa, ma vi assicuro che è una condizione migliorabile... almeno spero!

Simona
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