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lunedì 26 novembre 2012

Quella zuppetta che ti scalda... il cuore.

Foto da web

Ci sono cibi che oltre che alla pancia, fanno bene all'umore. C'è il cioccolato, c'è il pane fresco, croccante fuori e tenero dentro, c'è la pasta con il pomodoro e il basilico....

Appena arriva il primo freddo per me ci sono le zuppe... Già il suono della parola mi porta con se il ruvido della terracotta calda, il profumo delle verdure cotte lentamente, lo spirito di un camino acceso davanti a cui sedersi, i calzerotti di lana ai piedi...

Ok. Mi riprendo e torno coi piedi per terra.

Oggi una ricetta semplice, ma che vi richiederà un pomeriggio a casa per badare alla cottura, un piatto unico gustoso e ideale  per la stagione.

Vi serviranno per ogni persona:

  • 80 gr di ceci secchi
  • 60 gr di manzo (cappello del prete)
  • brodo vegetale
  • olio di oliva
  • salvia
  • sale e pepe
  • crostini di pane

Foto da web
Lasciate ammollare i ceci un paio di ore in acqua calda e un pizzico di bicarbonato.

In una pentola fate rosolare della salvia fresca (5/7 foglie, a seconda della grandezza) nell'olio di oliva; una volta croccanti, togliete le foglie e conservatele.

Quindi calate i ceci sgocciolati e il manzo (tagliato a striscioline sottili) aggiungete del brodo vegetale, sistemate di sale e pepe, e lasciate cucinare a fuoco moderato fino quando i ceci non si sfalderanno.

Servite ben caldo con dei crostini di pane e le foglie di salvia fritta.

Se poi volete mettervi i calzerotti di lana, accendere il camino e servire la zuppa in una ciotola di terracotta, il gusto non potrà che migliorare.


Simona R. (aka Monilia)

martedì 6 novembre 2012

Quando non sai se... ti piace.

In cucina come siete? Curiosi o metodici? Io ho una madre molto, molto, molto metodica. Di quelle che se un ingrediente non lo conosce, semplicemente non lo usa: ottima cuoca, come vi ho già detto, ma con poca voglia di ampliare i confini.

Io sperimento. Ci provo, poi non è detto mi riesca o mi piaccia: potrò comunque dire di averci provato.
Sull'onda di questa precisazione, ho provato a fare i cavoletti di Bruxelles. Mai mangiati, forse anche per l'aura di tristezza e scarsa appetibilità che li circonda....

Cosa vi serve:

  • 400 gr di cavoletti di Bruxelles
  • 50 gr di speck a fettine
  • 2 scalogni
  • vino bianco
  • olio sale e pepe, brodo vegetale

Mondate i cavoletti delle foglie esterne e pulite il fondo, poi lessateli in brodo vegetale per 15 minuti circa (dovranno essere morbidi alla forchetta, ma non sfatti).
Scolateli e fate intiepidire.


Tritate due scalogni e fareli rosolare in padella con dell'olio, poi aggiungete lo speck tagliato a striscioline e cucinate 5 minuti.


A questo punto calate i cavoletti e un bicchiere di vino bianco, aggiustate di sale e pepe e lasciate cucinare altri 15 minuti a fiamma moderata, finchè il vino non si sarà ben asciugato.

Ecco pronti i vostri cavoletti.


Che dite? vi piacciono? Sì, lo so, sanno di cavolo, ma lo speck e lo scalogno ammorbidiscono il suo tono deciso di sapore.
Però dai, una volta nella vita si può provare.
Mai mettersi paletti.

Simona (aka Monilia)

mercoledì 31 ottobre 2012

Notte di zucche e zucchine

Oggi dalle mie parti è arrivato l'inverno. L'inverno che, per citare un caro amico di Napoli (un po' "attapirato" per la cosa, in verità), dalle mie parti dura due mesi. Forse un po' di più.
E, dalla finestra, le palme del giardino stridono notevolmente con il cielo grigio su cui si stagliano; così come i fili d'acqua che sembrano sgorgare dalle loro foglie.
Tutto ciò si adatta, invece, perfettamente alla notte dei mostri e delle zucche, soprattutto se vi aggiungiamo la musica cupa proveniente dall'abitazione del vicino.
Ma noi, che siamo gente di mare, non ce ne curiamo ed ogni occasione diventa la migliore per far finta di essere ancora in agosto. Ad esempio la cena.
Questo tempo, ammettiamolo, renderebbe svogliata persino la persona più ottimista e solare dell'universo! E allora cosa c'è di meglio di preparare una cenetta veloce veloce, che sappia ancora di primavera e di sole?

Potete farcela. Gli ingredienti sono quelli di ogni frigorifero d'Italia e, in ogni caso, è facile procurarseli:

  • i resti di una scatoletta di tonno; una zucchina (anche mezza, se è grossetta); 
  • un pomodoro, un tempo più adatto ad un insalata e adesso, ahimè, troppo maturo per lo scopo; 
  • sale, pepe, olio e vino (o qualsiasi altra bevanda alcolica che possa essere sfumata in padella, secondo i vostri gusti o quello che vi ritrovate in casa); 
  • pasta, quella e quanta ne preferite.

Foto da web
Tagliate la zucchina a dadini e rosolate in padella con poco olio. Quando questa si sarà imbiondita, aggiungete il pomodoro. Io ho usato anche i semi, in modo da rendere il tutto meno asciutto, ma fate come preferite. Dopo qualche minuto sfumate con il vino e infine aggiungete il tonno, continuando a mescolare ancora per qualche minuto. Aggiustate di sale e spolverate con un po' di pepe.
Mentre preparate il sughetto potete mettere a bollire l'acqua per la pasta. Quando questa sarà cotta, trasferitela in padella, tenendo da parte un po' di brodo di cottura (da aggiungere se la preparazione diventa troppo asciutta) e mantecate pochi minuti.
Ecco fatto! Le zucchine, per me, sanno di primavera :)
Se, come immagino, avete già preparato un'infinità di pietanze per la festa di stasera, potrete godervi la semplicità di questo piatto durante il pranzo di domani, quando sarete troppo stanchi e svogliati per cucinare ancora.

Stasera festeggiate come volete, chi ci crede e chi no; chi ne approfitta soltanto per stare con gli amici o per godersi un'uscita infrasettimanale senza guardare l'orologio perchè tanto domani è festa e non si lavora (anche se non è così per tutti).
Domani però o alle prime luci dell'alba, quando i rumori saranno spenti, guardate in alto e pensate ai vostri cari che non ci sono più e non dimenticate di lasciare un soldino per i vostri bambini.
Piano. Non fate rumore, non devono accorgersi di nulla.
Dite che è il nonno che glielo manda.


Lilla, l'altra metà di narcysa


venerdì 26 ottobre 2012

Arancio come l'autunno...

Sembra sia finalmente arrivato l'autunno :)
A me è una stagione che mette serenità: le giornate si accorciano, imponendoti ritmi differenti, i colori si scaldano, la luce diventa di velluto.... ahhhh....
Mi sto rincretinendo? può essere.
In ogni caso. Rieccomi con una ricettuzzola veloce e semplice semplice, un contorno a base di zucca!
La zucca è l'ingrediente base dell'autunno, ne ha il colore, la consistenza e la morbidezza. Non a tutti piace, io ammetto che la amo in certe versioni che le levano la dolcezza di base.

Cosa vi serve? Pochissimo!

  • 500 gr di zucca da minestra
  • un bicchiere di vino bianco secco
  • due spicchi d'aglio
  • rosmarino fresco
  • olio
  • sale
  • pepe


 

Tagliate a cubetti la zucca, privandola della buccia.

Fate rosolare gli spicchi di aglio scamiciato, quando è ben brunito, toglietelo e calate la zucca. Alzate la fiamma, aggiungete il vino bianco, sale pepe e rosmarino, e fate sfumare un paio di minuti a fuoco vivace.



Poi abbassate la fiamma, coprite e lasciate cucinare circa 15 minuti, rigirando di tanto in tanto.

Fatto :)




Buon appetito!


Simona (aka Monilia)

sabato 13 ottobre 2012

Quando dal cielo piovono.... trote.

Salve :)

Oggi più che una ricetta spero di regalarvi un sorriso.
Due piccole premesse, necessarie per inquadrare i fatti.

La prima: nella mia famiglia ancora si va a raccogliere i doni della terra: funghi, erbe spontanee, asparagi, castagne... Abbiamo la fortuna di vivere ancora in luoghi che ci offrono qualcosa e di saperli conoscere.
Seconda fondamentale premessa: il mio papà è in pensione da due anni e da allora se la sta spassando dedicandosi all'agricoltura... Detta in maniera meno altisonante, s'è trovato un tocchetto di terra e ci gioca a piantarci e coltivarci ortaggi. I risultati sono altalenanti, ma lui continua a sentirsi utile, ed è questo che realmente conta :)

Ieri sera mi chiama mia madre "vuoi delle trote?"

ATTENZIONE!! se mai anche i vostri genitori andranno in pensione e si dedicheranno all'orto MAI dico MAI rifiutare qualcosa. E' una questione di onore personale, io l'ho coltivato, tu mia progenie lo mangi. Fine della storia. Poco importa che l'orto non sia come il supermercato, per cui ti ritrovi per settimane a mangiare sempre la stessa cosa perchè in quel momento fruttifica quella specie di ortaggio.... Ci potranno essere momenti in cui la sola idea di fare entrare in casa vostra l'ennesima zucchina vi darà il voltastomaco. Ma se ci tenete alla tranquillità familiare, non rifiutatela.
La mia risposta immediata, non ragionata, direi quasi Pavloviana è stata "sì, certo!"
Perché guai a rifiutare.
Poi la domanda... "scusa, ma da dove vi escono ste trote??" mentre metà del tuo cervello ragiona e l'altra metà prega che tuo padre non si sia dato anche alla pesca....
"ah. niente. domani te le porto e ti spiego." Come sanno essere sibilline le madri certe volte....

Foto da web
Ve la faccio breve: le trote ci son piovute dal cielo.

Mio padre stava tornando dall'orticello, lungo la solita strada sterrata piena di buche... davanti a se' aveva un camion che procedeva piano, carico di peso, spandendo acqua dalla cima del cassone rimorchio...
Ad un tratto TOC qualcosa di duro cozza sul cofano della macchina nuova di pacca di papà, che inchioda e si ferma a controllare se gli abbiano rovinato la carrozzeria.... e trova... una trota.
Una trota? Sì. Una trota. Piuttosto viva, stando alla sua descrizione.
Essendo l'uomo pratico e razionale (da qualcuno avrò pur preso...) riflette. Vicino al suo orto c'è in effetti un allevamento di trote iridee. Il camion proveniva da lì. L'autista non deve aver chiuso il cassone, per cui, complice la strada tutta a buche, le trote gli stavano scappando dalla vasca di trasporto....

Vi lascio immaginare il seguito.... Il raccoglitore che è nella natura atavica del mio patriarca è uscito allo scoperto.... ha parcheggiato, ha aspettato che il camion si allontanasse, quindi si è messo a raccattare tutte le trote evase...

Quando si dice che gli son piovute dal cielo.

Ieri sera le ho fatte al forno.
Le pulite e eviscerate, le stendete su una placca con la carta da forno, nella pancia gli mettete sale alle erbe, un pezzetto di burro, mezza fettina di pompelmo, e le irrorate in superficie con succo di limone. In forno a 180°C per 20 minuti.

Foto da web - non descrive la ricetta

E buon appetito :)


Simona (aka Monilia)

sabato 6 ottobre 2012

Quando l'autunno non arriva...


Ok. E' ottobre. In teoria dovrei esser qui a proporvi una bella ricettina  calda, fumante, autunnale. In realtà vi giro una ricettina sfiziosa, che di autunnale ha poco, ma visto il calduccio che continua a fare, accontentiamoci :) 



Oggi mi è venuta voglia di fare le trofie con porro, salsiccia e ricotta affumicata. Il piatto lo servono in una spaghettoteca dove andiamo spesso, e mangiandolo più volte alla fine ho scovato la procedura per replicarlo a casa.

Le dosi della ricetta sono tarate su me e la mia metà del cuore, entrambe ottime forchette.

Cosa dovete comprare?
Trofie, un porro bello grande, una salsiccia, un pezzetto di ricotta affumicata.
basta :) ve la cavate con poco ;)

Il macellaio a sentirvi chiedere una salsiccia sola potrebbe come il mio guardarvi storto: la tecnica è fingere totale ed assoluta indifferenza, dopotutto la salsiccia gliela pagate... le prime volte che facevo questo piatto un po' per non fare la figura della beghina braccino corto un po' per fame (mai, dico mai fare la spesa a stomaco vuoto.... vengon fuori dei piatti iper gustosti, ma che richiedono giorni interi ad essere digeriti...) finiva che di salsicce ne prendevo due o tre... : potete mettere tutta la salsiccia che vorrete. E' buona, ma otterrete una pasta alla salsiccia: il gusto degli altri ingredienti verrà completamente coperto da quello della carne. 
Il porro compratelo con poca foglia, perché userete solo la parte bianca dell'ortaggio; ora sono in stagione, sono belli, con il fusto grosso e polposo.



Bene. Partiamo? 
Occhio eh, che ora la faccenda si fa difficilissima!



Prendete il porro, eliminate la parte verde superiore e tagliatelo a fettine, quindi mettetelo in uno scolapasta e lasciatelo sotto l'acqua corrente, mescolando bene con le mani per ottenere tanti anellini sottili (serve ad eliminare la terra che finisce nei vari strati della verdura).


Mettete il porro con un filino di olio in un salta pasta e fatelo andare a fuoco moderato, coperto. Dovrete ottenere del porro stufato, morbido e chiaro, non del soffritto. Se in fase di cottura si asciuga troppo, aggiungete dell'acqua calda oppure un po' di vino bianco secco.


"S-cicciolate" la salsiccia. Per s-cicciolare intendo toglierle la pelle e ridurla in pezzetti, metterla in una pentola antiaderente e farla rosolare, mescolando continuamente, in modo da ottenere i granellini. La foto ci salva in questo caso di palese dislessia dell'autrice....


Fate bollire nel frattempo la pasta. Quanta pasta? Q.B. I grammi di pasta che un italiano decide di mangiare sono coperti da segreto professionale. Fate in coscienza.... 

Bene. Siamo alle fasi conclusive. Una volta che il porro sia bene bene cotto e "sfatto", unite la salsiccia,


Quindi la pasta cotta e saltate a fuoco vivace.
Impiattate e grattugiate sopra la ricotta affumicata, a piacere potete aggiungere un filo di olio a crudo.

Fatto :)





Monilia
 

domenica 30 settembre 2012

Tisana al finocchio express

Poniamo il caso che è sera tardi, tipo adesso.
Poniamo il caso che state studiando e avete voglia di qualcosa di caldo nonostante le temperature non precisamente invernali che vi regala la stagione.
Un tea non vi va.
Una tisana ai frutti di bosco neanche.
Volete qualcosa di leggero, rinfrescante per il palato e che magari faccia bene al vostro pancino stressato. E di bifidus non ne volete neanche sentire parlare.
Fa capolino dal pensile della cucina una boccetta di semi di finocchio. Senza pretese, nulla di eccessivamente iperbiologico (chissa da dove provengono i semi di finocchio firmati sidis?) che avete comprato quella volta che aspettavate che il macellaio vi tagliasse i petti di pollo a quadretti.
Bene, che si fa allora?
Una bella tisana al finocchio express!

Foto da web

Gli ingredienti non vale neanche la pena scriverli tanto sono banali: acqua, semi di finocchio e un bicchiere di vetro. Ah, non vi dimenticate qualcosa con cui coprire il bicchiere: un vecchio coperchio, un piattino delle tazzine da caffè...
Fate bollire l'acqua, mettete una manciata generosa di semi di finocchio nel bicchiere, versatevi l'acqua bollita dentro e coprite. Fare riposare qualche minuto (l'acqua pian piano diventerà verde).
Voilà, la vostra tisana express al finocchio è pronta.
I benefici che apporta una tisana del genere sono, per lo più, a livello digestivo. Pare che funzioni anche con le colichette dei bimbi ma non ci metterei la mano sul fuoco. Male, del resto, non fa.
Assesta lo stomaco e lascia in bocca una piacevole sensazione di fresco. 
Non vi aspettate un sapore forte e deciso, per quello dovrete affidarvi all'anice. 
Ha un gusto leggero, come se beveste un'acqua aromatizzata. 
Del resto si tratta di acqua bollita con semini...una cosa molto easy ;)

venerdì 28 settembre 2012

Bionda Q.B.

Salve a tutti. Mi presento sono Simona (alias Monilia), direi in linea teorica la meno bionda delle bionde che mi accompagnano in questo viaggio... anche se ammetto che negli ultimi mesi è cambiata in parte la percezione di me da questo punto di vista. I capelli sono rimasti lunghi e mori, ma gli ormoni che mi ballano in corpo si sono divertiti a farmi apprezzare certi aspetti della bionditudine che mai avrei avrei creduto di poter sperimentare :) Vi lascio nell'incertezza, capirete col tempo (ecco vedete? è tipico di una bionda non prendersi la noia di concludere un argomento. Non sempre serve spiegare, si può attendere).

Quale sarà il mio contributo in questo blog? ah. ottima domanda. Non ne seguirò la parte tecnico-grafica (a dire il vero a livello informatico sono biondo platino ossigenato... avete presente Catarella? ecco. io pratico l'informaticcia, più che l'informatica...)
Non mi trucco, quel poco che so fare l'ho imparato dai tutorial in rete e di certo non ho acquisito le competenze necessarie per trasformarmi a mia volta in guru del maquillage.
Qualcosa però dovrò fare no???
Pensa che ti ripensa sono approdata ad una mia passione, una cosa che amo fare (certo. non sempre e non comunque) che ho imparato a fare essenzialmente da sola, e in cui pare che col tempo sia migliorata abbastanza (specie visti gli esordi non esattamente memorabili) al punto da sentirmi spesso dire "che buono!"
Sarete anche lettori di un blog che fa della platinatezza cheratinica il suo tema portante, ma non siete idioti: sì, vi parlerò di cucina :)

Foto da web
Partiamo dagli esordi. 

Sono figlia unica in una famiglia in cui mia madre era maTre totalitaria: qualunque cosa io facessi che avesse attinenza con la sfera domestica, lei ci teneva a rimarcare che lei l'avrebbe fatta:
  1. diversamente 
  2. più rapidamente
  3. meglio. Sopratutto meglio.
Constatando ciò e non propendendo caratterialmente per lo scontro, ho optato per l'opzione "c'è mamma fa lei". Ho visto cucinare per anni, ma fisicamente fino ai 25 anni, quando sono andata a convivere, non sono andata oltre al caffè...
Questa premessa è INDISPENSABILE e capirete sempre col tempo il perchè.
Con un quarto di secolo sulla groppa quindi la sottoscritta va a convivere col sul amore e che fa? Cucina. Caffè? no. Non solo. In 25 anni comunque avevo fatto praticamente poco o nulla, ma a livello di osservazione visiva ero avanti... Anche se la cosa non mi interessava più di tanto, non potevo chiudere gli occhi mentre la maTre passava ore in cucina a spignattare... Quindi diciamo che le basi le avevo, e morti di fame non siamo. Pasta, bistecca, insalate, verdure lesse.... Una cucina di sopravvivenza, quindi. Che però alla lunga annoia... specie per chi come me e il mio compagno ha comunque l'abitudine di mangiare bene e di cambiare spesso (anche mia suocera se la cava egregiamente ai fornelli...)
E così, impietosita dall'espressione avvilita del mio lui davanti all'ennesima costata ai ferri e annoiata anche io dalla pasta col sugo di pomodoro mi son detta: boh, proviamo....

Accelero un po'. Come tutte le bionde tendo alla logorroea.

Ho acquistato qualche libercolo piccino con ricette base a prova di idiota... In edicola ne trovate tante: lasciate stare le più blasonate, concentratevi sulle piccoline e sconosciute ai più. Fate il test "gnucco": scegliete a caso una ricetta: se scorrendo la lista ingredienti ne trovate più di tre di cui non sapreste dire se sono di origine animale, vegetale o minerale, riponete la rivista sullo scaffale... Idem se la domanda che vi sale spontanea alle labbra leggendo le ricette è "dove lo compro questo???" Non è l'ingrediente "strano" a fare buono un piatto. Per il mio anniversario di nozze ho fatto una zuppa di patate e funghi, un piatto povero: ma se non la fai bene non sarà mai buona... ricorderà solo un purè riuscito malamente.

Partite con ricettine semplici, che non richiedano abilità manuali particolari, e se serve, usate le scorciatoie. Una pie di carne e verdure fatta usando la sfoglia surgelata sarà comunque meglio e più sana di una torta salata That's amore.... arrivate a un compromesso, non serve essere talebani. Prendetevi il tempo che serve, specie all'inizio: cucinare non è una pratica esclusiva. Ma finchè i tempi di preparazione e cottura non si comprendono un po', evitate di stirare mentre cucinate un piatto: il passo da ben cotto a bruciato è irrisorio, e quando sentite l'odore è già troppo tardi.

Altro step nella scalata al fornello è stato rompere le palle alle rispettive genitrici per chiedere come diavolo si facesse a rifare i nostri piatti preferiti, quelli che quando te li fa mamma ti si scalda il cuore... tipo nel caso mio erano i piselli in umido... Mia mamma li fa dolci, delicati, che ti si sciolgono in bocca.... i miei venivano o troppo salati o troppo dolci, e inevitabilmente finivano per seccare troppo a causa della lunga cottura.... ancora oggi i piselli di mia mamma sono un'altra cosa. Ma a furia di tentativi mi ci sto avvicinando. Non sono mancati episodi tragicomici, di quelli che ti restano impressi nella loro grottesca ilarità... Nella famiglia del mio compagno il piccante piace, nella mia non si sa nemmeno dove stia di casa (credo che il barattolo di pepe che mia madre ha in dispensa sia quello comprato appena dopo le sue nozze, 35 anni fa...) Questo per chiarire che le mie competenze sul piccante erano inesistenti... Un giorno S. (il mio compagno, troviamo un modo di accorciare...) mi chiede una pasta aglio olio e peperoncino.
Che scemata direte voi.
Anche io.
Oggi.

Lui chiama mammà, si fa spiegare come si fa, mi gira le istruzioni e io mi ci metto. Piccola premessa. Mia suocera ci aveva dato un Bormioli da mezzo kg riempito della sua scorta personale di peperoncino calabrese secco, quando abbiamo lasciato il nido. Bene. Soffriggo l'aglio nell'olio, lascio rosolare (ok, lo brucio. Sì, lo ammetto... inizialmente le cotture erano un po' casuali...) tolgo il moncherino carbonizzato di aglio... e ora devo mettere il peperoncino. E mi perdo in una di quelle analisi quantistiche tipiche delle more... sarebbe stato sufficiente spegnere il cervello e mettere il (articolo SINGOLARE maschile) peperoncino nell'olio e via. Invece? Invece la sottoscritta prende il Bormioli (da mezzo kg) dalla dispensa e .... PENSA!!! Ragiona, quantifica, analizza. Se tua suocera ti ha dato un vaso da mezzo kg di peperoncino, probabilmente la singola dose di peperoncino che va usata è in parte proporzionale alla scorta complessiva che ti è stata data. Ci saranno 3000 peperoncini in questo barattolo.... mica ne dovrò usare uno alla volta: starebbe a dire che mi ha dato peperoncino sufficiente per la nostra intera esistenza terrena ed eventualmente anche per quella ultra terrena.... Ok. Escludendo che il peperoncino da mettere sia uno, escludendo l'ipotesi di svergognarti davanti alla suocera telefonandole con l'arguta domanda "L, quanti peperoncini ci vanno nella ricetta?" che fai? Continui a ragionare... e per assioma deduci che il peperoncino è come il pepe nelle ricette. Ti dicono forse quanti granelli di pepe servono per fare una cacio e pepe? No. OVVIAMENTE.

Ti scrivono "pepe e sale Q.B."
Quanto Basta...

Una manciata scarsa di peperoncini calabresi era quanto bastava a mio avviso quel giorno per quella pasta aglio olio e peperoncino.
Sorvolo sulla descrizione degli effetti sull'incarnato, sulla respirazione, sulla circolazione cardiovascolare, sulla sudorazione, sulla produzione lacrimale e salivale che quel Q.B. di peperoncino ha avuto su di noi quel giorno...

Cosa ci ha insegnato questo aneddoto? 
  1. che abbiamo una scorta di peperoncino calabrese in casa che ci sopravviverà senza alcun dubbio.
  2. mai avere paura di chiedere una delucidazione in più (a tutt'oggi chiamo sempre mia madre perché non mi ricordo mai se il polpo si cala ad acqua fredda o già in bollore.... e non ridete. Siete voi quelli che sono qui a leggere un blog di BIONDE!!!)
  3. i Q.B. nella vita servono. E vanno osservati con scrupolo...
Non avrò in questo mio spazietto una struttura molto organizzata... vi riporterò ricette che ho sperimentato (e che siano risultate alla prova assaggio riuscite e soddisfacenti), vi parlerò di verdure (perchè lavoro con le verdure e ho imparato a conoscerle bene), vi parlerò di una convinzione che si sta facendo spazio in me: siamo quello che mangiamo, e se mangiamo bene (con la testa) non sarà necessario ricorrere a integratori di sintesi per sopperire alle "carenze".

Ora vi lascio. Prendo il mio carrellino da nonnetta fashion (rosso a pois bianchi) e vado a fare scorte di verdure: al momento il mio corpo ha bisogno di calcio, magnesio e potassio ;) Vado a fare rifornimento dal fruttivendolo.
A presto!

Simona
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