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venerdì 30 novembre 2012

I migliori anni della loro e nostra vita.

Vi avverto: è un post leggermente nostalgico. Ma Liana vi ha già un po' abituati, mi ha spianato la strada. Quindi, pronti? Via!

Ieri mattina, mentre andavo ad un appuntamento, ascoltavo la radio in macchina, come al solito. Non so stare senza musica quando guido. La amo da sempre e ascoltarla durante un viaggio in auto, lungo o breve che sia, mi regala rari momenti in compagnia dei miei pensieri in totale libertà.

Dopo molti anni di fedeltà assoluta, sono passata da Radio Deejay a Virgin Radio. Ho bisogno di meno parole e più buona musica, ecco il motivo del tradimento: su Virgin infatti passa solo rock e anche molto rock d'annata. Va da sè che il mio lato nostalgico venga continuamente sollecitato e solleticato.

(Foto da web)
Ieri mattina, dicevo, uno dei primi pezzi che sono passati è stato Dancing with myself di Billy Idol.
Ed ecco che in un attimo mi sono ritrovata ai tempi del liceo.
Mi sono ricordata di lui, di quel biondino cattivello, del poster che avevo in camera e di tutto il mio mondo musicale di quegli anni. Credo che un sorriso ebete mi si sia stampato in faccia a ripensare a tutte le volte che ho ballato su quelle note al mitico Vinile di Rosà, vicino a Bassano. Tutti vestiti di nero, si condivideva una macchina e via: tutti a ballare con i Cure, i Joy Division, i Soft Cell, Siouxsie, gli Smiths, i Bauhaus... che begli anni, quando tutto doveva ancora cominciare e tutto sembrava possibile.

Vedere oggi Billy Idol mi mette un po' di tristezza. Così come anche vedere Robert Smith, ingrassato, imbolsito... loro erano i miei idoli, i miei riferimenti anche per il loro aspetto, così trasgressivo allora. Mi fa tristezza soprattutto perché vederli invecchiati mi dà la dimensione di quanto tempo sia passato e di come sia passato in fretta. E capisco lo stato d'animo di mia madre quando, uno dopo l'altro, vengono a mancare i miti dei suoi anni migliori: Brando, Newman, Mastroianni... si perdono pezzi di vita e di gioventù.

Rolling Stones: Nonnetti un cazzo!!! (Foto da web)
Il rovescio della medaglia però è che il rock (e la bella musica in generale) mantiene giovani, almeno dentro. Quanti artisti degli anni '80 infatti, proprio come i già citati Cure, ancora oggi riempiono gli stadi? E per andare più indietro ad altri mostri sacri, parliamo dei Rolling Stones, dei Deep Purple, di Bruce Springsteen, di Iggy Pop... Dopo più di 40 anni sulle scene sembra abbiano ancora tantissimo da dare! Nonnetti un cazzo, insomma! ^___^

Ed anche se io non suono, quando vado a vedere un concerto sono una teen ager di 47 anni. Magari non pogo più e sotto il palco non sempre ci vado, ma la musica live - ooooooooh! - è una delle cose per cui vale la pena vivere! E i nostri anni migliori sono dentro di noi anche oggi, se li sappiamo tenere vivi!

Long live rock 'n' roll!



‪Deep Purple - Smoke on the water (Live at Montreux 2006‬)

Questo post voglio dedicarlo a un po' di persone:
  • mio padre, che mi ha regalato l'amore per la musica;
  • le mie fantastiche sorelle, Valentina e Daniela, da sempre compagne di scorribande musicali e non;
  • mia mamma, che ha sempre sopportato ore di musica new wave a palla e alla fine l'ha amata anche lei (e la ascolta tutt'ora alla tenera età di 77 anni);
  • mio marito Adriano, da sempre mio "pusher" di ottima musica e compagno di concerti;
  • il mio amico Max, che vivrebbe ancora negli anni '70, per sempre;
  • i miei amici Marco e Sandrino, grazie ai quali ho visto taaaaanti concerti gratis;
  • Schultz, autista di tante serate al Vinile e amica di una vita intera;
  • Ilaria, anche lei amante della buona musica e anche lei amica di una vita;
  • la mia amica Mara metallara che sta allevando la sua piccola Lisa a latte e rock;
  • le mie nuove amiche Natalia e Claudia che non si perderebbero mai un concerto. 


mercoledì 26 settembre 2012

Radiohead a Bologna: il resoconto di una fan della prima ora.

Ok, gente.

Son passate diverse ore, ma sono ancora frastornata da quella tempesta perfetta di suoni e luci che è stato il concerto dei Radiohead, ieri sera all'Arena Parco Nord di Bologna.

Oramai si è già scritto tutto sull'evento, quindi probabilmente non vi racconterò nulla di nuovo su come era figo il palco, sui pezzi della scaletta o sullo scazzo di Thom che manda affanculo Johnny per un problema di rientri nel microfono, proprio nel bel mezzo di uno dei pezzi più intimisti e toccanti del loro repertorio, Exit Music



E' tardi e i giornalisti hanno già fatto il loro lavoro la notte scorsa, alcuni bene, altri molto male (sigh! - oggi ho letto un pezzo che sapeva proprio di cartellino timbrato: "mi tocca scriverlo, ma non so quasi chi siano, vado su Wiki e scopiazzo due note biografiche, ci metto qualche aggettivo enfatico e mi porto a casa lo stipendio"). 

Io non farò meglio di loro, perché non scrivo per mestiere. Ma ho qualcosa in più: io sono una FAN! :) Dunque, sono sicuramente di parte, ma almeno li conosco benissimo e non vi darò informazioni prese da Wiki! ^___^

L'arrivo.

Dopo un'attesa durata 9 anni (l'ultima volta che li vidi fu a Ferrara nel 2003, durante il tour di Hail to the thief), ieri sera io e mio marito, entrambi fans della prima ora, abbiamo varcato insieme a venticinquemila devoti, i cancelli dell'Arena: uomini, donne, ragazzini e over 50, un fiume eterogeneo di gente da tutta Italia e anche qualche straniero. Tutti lì per vedere loro, la band che più di tutte, in oltre vent'anni di carriera, ha saputo evolversi da un rock piacevole, ma tutto sommato "semplice", a inaspettate sperimentazioni elettroniche, diventando un faro nel panorama musicale odierno e sottraendosi a facili definizioni di genere.

Foto da Repubblica.it
Il palco è imponente, è ancora tutto spento, la gente prende posto dove può… ecco, come avrei desiderato in questo caso essere bionda, per poter corrompere qualche maschietto ed avanzare un po' più sotto il palco…. Certo, anche una ventina di centimetri in più di gamba avrebbero fatto la differenza (mamma, perché mi hai fatto gnoma?), ma per fortuna dal punto in cui ero vedevo almeno i video e i giochi di luci e immagini. E poi si sentiva bene, senza danni per i miei già provati timpani.

L'inizio.

Poco dopo le 21.30, ecco che arrivano sul palco! 
Tutto si illumina, parte la base ritmica di Lotus Flower e il pubblico esplode! Thom ha la voce ancora un po' fredda, si sente che fa un po' di fatica sulle note alte, ma chissenefrega, come ha scritto qualcuno in questi giorni, mica vai a vedere i Radiohead per una lezione di bel canto!!! Che però arriva, perché Thom ha quel modo di cantare così toccante, così struggente, e la sua voce è così perfetta mentre si fonde con quell'arabesco di suoni che è la musica dei RH, che davvero non potresti volere nulla di più. 



Il concerto.

La musica continua con l'alternarsi di pezzi pompatissimi e ritmati ed altri pieni di atmosfera. Bloom, 15 Step, e finalmente Lucky, il primo pezzo tratto da Ok Computer, album meraviglioso, perfetto, il disco di passaggio dal loro periodo più genuinamente rock, alla strada sperimentale che personalmente preferisco e amo in modo sviscerato.

Seguono altri 12 pezzi, tra cui spiccano There There (sul cd, l'esplosione di chitarre al minuto 3:57 vi cambierà la vita!), la splendida Pyramid Song, la meravigliosa You and Whose Army?, la potente I Might be Wrong, la versione riarrangiata di Planet Telex (da The Bends)… ma è difficile fare delle scelte, perché questo simpatico complessino, per dirla alla Elio, in tanti anni non ha mai sbagliato un colpo: ogni album è una collana di diamanti.  

Gli effetti scenici.

Le solite malelingue, le stesse che dicono che Thom Yorke ha cantato male a Roma, hanno avuto da ridire anche su questo aspetto: "Eh, quando una band comincia ad affidarsi agli spettacoli pirotecnici vuol dire che non ha più niente da dire!".

MA… STIAMO SCHERZANDO? Questi sono discorsi da vecchi dentro, da gente che non ha capito che questa non è solo una band musicale, ma una band MULTIMEDIALE! I Radiohead hanno sempre prestato la MASSIMA attenzione ai nuovi media, all'arte digitale, alla tecnologia. E dal vivo hanno sempre creato degli spettacoli particolari e avveniristici: ricordo perfettamente l'allestimento all'Arena di Verona nel 2001 perché io c'ero anche lì, care le mie malelingue! :)
E tutto questo non esclude che siano, non solo grandi compositori (alcuni loro brani sono stati ripresi da musicisti classici e jazz, dimostrando di essere davvero oramai pezzi di MUSICA CLASSICA!), ma ottimi musicisti e innovatori! 



Comunque, tornando all'argomento, forse anche per il lavoro che faccio, ho apprezzato moltissimo quello che accadeva attorno a loro sul palco: dei pannelli quadrati (6 fissi in cima al palco e una decina mobili, retti da cavi) riproducevano particolari dei musicisti, mani, strumenti, viso, piedi… durante non ricordo quale brano, il viso di Thom era scomposto in tanti pezzi, come fosse esploso! E ora a colori, ora in bianco e nero, ora con effetti grafici e cromatici che ricordavano a volte certe foto realizzate con Hipstamatic per iPhone, ma in movimento! E dietro i pannelli di luci a led, che creavano giochi e atmosfere unici!


I bis.

Thom e compagni tornano sul palco due volte. 

Il primo bis si apre con la bellissima e strafamosa Exit Music, canzone su Romeo e Giulietta. Come già detto sopra, a metà Thom si interrompe, sibilando verso Johnny Greenwood una amabilissima frase tipo "Johnny, turn that fucking mic off"… con relativa occhiataccia, enfatizzata dai mega schermi che in quel momento erano tutti per il suo viso. Dopodiché riprende come se nulla fosse accaduto, esattamente dal punto in cui si era fermato. :) Deve avere un bel caratterino, il mio Thom.
Seguono The Daily Mail, Myxomathosis e la inarrivabile Paranoid Android. Brividi.

Il secondo bis parte con la malinconicissima Give Up The Ghost (Doooon't huuuurt meeee… ripete Thom in una litania ipnotica), prosegue con House of Cards, Reckoner e chiude con la splendida Everything In Its Right Place, introdotta dall'incipit di True Love Waits (I'm nooooot liiiiiviiiiing, I'm just killing tiiiiiime…).

I nostri eroi lasciano il palco tra gli applausi qualche minuto prima di mezzanotte e a noi non resta che fare mestamente ritorno sulla Terra, dopo questo viaggio sull'astronave Radiohead.

Il pubblico.

Come dicevo, eterogeneo e molto pacifico. Nessun incidente, nonostante la moltitudine. Lasciatemi però rivolgere invettive e anatemi sparsi alle seguenti categorie:
  1. Le persone alte.
  2. Le persone con capigliature ingombranti.
  3. Le persone alte e con capigliature ingombranti.
  4. Le ragazze che si arrampicano sui loro poveri fidanzati succubi (tappetini, ribellatevi!!!) e rimangono lì per tutto il concerto, impedendo agli altri di vedere qualcosa.
  5. Quelli che, pur avendo sborsato la cifra non esattamente popolare di circa 60 € per essere lì, non hanno fatto altro che chiacchierare, disturbando anche durante l'ascolto dei pezzi più intimisti. 
Ma, cosa vi dice il cervello???? Statevene a casa, risparmierete in tempo di crisi e renderete oltremodo felice me e un sacco di altra gente!

Bene, mi pare di aver detto anche troppo; ma io sono una fan, qui c'è un cuore che batte, mica scrivo per soldi! ^___^ 
E allora lasciatemi sbrodolare in pace il mio amore per questo gruppo stupendo. 

Ah, dimenticavo. Al concerto c'era una bionda, la bionda più famosa del mondo, quella a cui sono state dedicate mille canzoni, che ogni tanto si tinge di rosso, che a volte si mostra in tutta la sua bellezza, a volte si nasconde un po': la Luna! E lei sì che aveva un'ottima visuale!!!



Alla prossima! ^___^
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