Eh si, tra le altre cose (nasi, pianti, litigi, giochi, risate) bisogna anche lavorare.
Io sono traduttrice, e durante l'ultimo anno ho seminato per trovare nuovi contatti lavorativi, nuove collaborazioni.
Una di queste, puntuale, ha suonato alla mia porta settimana scorsa.
Poteva il tempismo essere meno opportuno? Più inopportuno? Beh, giratela come volete, ma come sempre le cose arrivano tutte insieme. E le occasioni vanno prese al volo, no?
Accetto la traduzione, garantisco una data di consegna, lunedì, e poi... la mia vita prende il sopravvento! Due dei cinque giorni di lavoro si volatilizzano perché in altre faccende affaccendata (ad esempio, l'acquisto e montaggio del letto a castello per le creature - Handy Mammy mode on - programmato da tempo).
Ma in qualche modo scrivo, traduco, consegno. Lunedì sera. Col fiato sul collo.
Ieri, dicevo.
Ieri.
Può pomeriggio essere meno azzeccato? Ovviamente no!
Lui per l'appunto tornava a casa tardi, la nonna-sitter mi garantiva copertura per J. fino alle 18.30, io ero a judo con il Grande, e saremmo rincasati solo verso le 18.30, appunto. Ma mentre guardo il mio bambino scorrazzare sul tatami, ecco che squilla il cellulare.
L'agenzia mi chiede un confronto su alcune scelte operate nella traduzione. "Puoi al più presto?"
AL PIU' PRESTO per me è sempre. Nella lista delle mie priorità tutto va fatto al più presto.
Prendo una sorta di appuntamento telefonico verso le 19, o anche prima se possibile.
Da lì, il delirio: finisce la lezione, acchiappo il bambino sudatissimo e gli cambio i vestiti alla velocità della luce, anche se con il sudore 'sti cavolo di vestiti non ne vogliono sapere di scivolare sulla pelle e si inceppano. Perdo secondi preziosi. Vitali. Guido nel traffico come e meglio di Schumi ai tempi d'oro (ma dove va tutta questa gente a quest'ora???????????), arrivo a casa dove il piccolo febbricitante mi si attacca alla gamba. La nonna si volatilizza, caccio il Grande nella doccia mentre il piccolo va avanti e indietro in bagno a tutta velocità sul triciclino sbattendo sul calorifero e urlando come se fosse in preda a... boh! Cosa può avere da urlare così, un semplice bambino di 3 anni? Acchiappo l'altro dalla doccia, lo vesto da bagnato - sempre 'sti cavolo di vestiti che non ne vogliono sapere di salire... - e gli asciugo la testa, spiegandogli che 'ora la mamma deve fare una telefonata di lavoro importante, quindi fate i bravi, anzi, se fate i bravi vi faccio vedere Scoobydoo!!! Figata!!!!'. Lo supplico. Va bene, confesso, lo imploro.
Li piazzo davanti alla tele dove comincia fresca fresca una puntata dei Fantagenitori (che non ho mai visto, ma il titolo mi si addice). E prendo in mano il telefono.
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foto da web |
Comincia una dissertazione sulla lingua inglese e sulla lingua italiana, molto edificante, molto sul filo del rasoio, ovviamente. I toni sono gentili e rilassati, impariamo a conoscerci. E' gente meticolosa, seria.
Come me, una volta.
Poteva andare tutto bene? Ma certo che no, via!
A un tratto, infatti, sento urlare. 'DAI!!!!!!! MADDAIIIIIIIIIIIIIIIII SPOSTATI TI HO DETTO!!!' Arriva il grande mugolando. Copro il microfono del ricevitore, mi metto in ginocchio, supplico di nuovo, ma i versi passano ugualmente dall'altra parte, e sono costretta a scusarmi 'un attimo, torno subito, sapete, i bambini stanno un po' litigando'.
'Si, figurati, non c'è problema, se credi continuiamo domani.'
DOMANI? Io non ho un domani! Meglio subito, domani è peggio ma
non posso dirglielo!
Vado, risolvo e torno. Prima di tornare, faccio un'ulteriore promessa: cena davanti alla tele.
Riprendo l'amabile confronto con quelle che - vi ricordo - forse mi daranno altro lavoro.
A un tratto sento gridare, un tonfo disumano, e urla in contemporanea che lacerano lo pseudo silenzio nel quale ero. Arrivano correndo, piangendo, strillando, tenendosi uno la fronte e uno la testa. Congestionati. Lacrimosi. Quasi quasi piango anch'io.
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foto da web |
Si sono fatti male, non c'è ombra di dubbio. Quindi con la voce che trasuda una finta allegria serenità spensieratezza leggerezza nonché giramento di palle mi congedo 'scusate, questa volta si sono proprio fatti male, vi richiamo tra pochissimo se non vi dispiace, ci metto un attimo!!!'
Maremma spettinata, che figura, che figura di ****issima! La mia telefonata di lavoro sfuma miserabilmente.
Medico il medicabile, consolo il consolabile, e a me non mi consola nessuno.
Risistemati i pargoli, riprendo con vergogna in mano il telefono, chiamo nuovamente, concludo il controllo del testo mogia e abbacchiata, una parte dentro di me piange un po'. Mi scuso per la telefonata poco professionale... 'Ma va, figurati, ci mancherebbe.' Si, vabbè.
In questo stato d'animo, riguardo la mia traduzione, e mi chiedo come sia possibile pretendere di lavorare da casa quando in casa ho già un altro lavoro da fare. La mamma. Sempre e comunque.
La traduzione l'ho consegnata. Vediamo se mi sono giocata la collaborazione. Probabilmente avranno pensato di essere al telefono con una casa di pazzi. E come dargli torto?
Ma il motto è: sorridere, sempre.
Anche davanti alle avversità.
Ecco perché sorrido sempre.
Simo V.